(E come sto uscendo dal tunnel)
C’è un messaggio che ho scritto e cancellato almeno 48 volte nell’ultimo mese.
Un post per LinkedIn che avrebbe potuto aiutare qualcuno. Un articolo per il blog che avrebbe potuto fare la differenza. Contenuti che sono rimasti prigionieri nella mia testa, soffocati da una domanda che mi perseguita: “E se non fossi all’altezza?”
Oggi ti racconto la mia storia. Non perché sia straordinaria, ma proprio perché è tremendamente ordinaria.
Il Copywriter che non scrive
L’ironia è tragicomica
sono un copywriter e un full stack marketer.
So come funzionano i social, conosco le strategie, ho studiato le tecniche.
Ma per vivere?
Faccio l’impiegato.
E non c’è niente di male in questo. Il problema non è il lavoro che faccio. Il problema è quello che NON faccio per paura.
Quella paura sottile, persistente, che ti sussurra: “Chi credi di essere? Ci sono persone più brave di te. Più preparate. Con più esperienza. Con risultati migliori da mostrare.”
E così, post dopo post non pubblicato, articolo dopo articolo lasciato a metà, ho costruito il mio personale carcere fatto di silenzio e invisibilità.
La spirale della paura
Funziona così:
Pensi a qualcosa da condividere → ti viene l’idea perfetta → inizi a scrivere → leggi quello che hai scritto → ti sembra mediocre → confronti il tuo lavoro con quello di altri → ti convinci che non vale la pena → cancelli tutto.
Ripeti. Ancora. E ancora. E ancora.
Fino a quando smetti proprio di provarci.
La paura di non essere all’altezza non ti distrugge in un giorno. È un veleno lento. Ti paralizza un passo alla volta, fino a quando ti ritrovi immobile, convinto che sia “impossibile” cambiare la tua vita.
Ma sai qual è la verità più dolorosa? Non è che non posso cambiare. È che HO SMESSO di provarci.
Il costo del silenzio
Mentre io resto in silenzio per paura di non essere abbastanza:
- Le persone che avrei potuto aiutare non ricevono quel consiglio
- Le opportunità professionali passano ad altri (meno preparati, ma più visibili)
- Le competenze che ho acquisito marciscono inutilizzate
- La mia credibilità come professionista si riduce a zero (perché chi non si mostra, non esiste)
E il presente? Il presente è una vita divisa a metà. Da un lato l’impiegato sicuro. Dall’altro il professionista che avrei potuto essere, se solo avessi avuto il coraggio di essere imperfetto in pubblico.
Il futuro? Quello che sto costruendo con la mia paura è un futuro identico a oggi. Sicuro, forse. Ma piccolo. Molto più piccolo di quello che potrebbe essere.
La domanda che cambia tutto
Ieri sera, mentre cancellavo l’ennesimo post a metà, mi sono fermato e mi sono chiesto:
“Cosa succederebbe se lo pubblicassi comunque?”
Nel peggiore dei casi? Poche visualizzazioni. Qualche like di cortesia. Il mondo continua a girare.
Nel migliore? Qualcuno potrebbe trovarlo utile. Potrei creare una connessione. Potrei ricordarmi che so fare il mio lavoro.
E nel caso più probabile? Una via di mezzo. Un piccolo passo avanti. Un mattoncino in più nella costruzione di qualcosa di più grande.
Ho capito che il vero fallimento non è pubblicare qualcosa di imperfetto. Il vero fallimento è non pubblicare nulla per paura che non sia perfetto.
Il patto con me stesso (e con te)
Questo articolo è il primo di una serie che ho deciso di chiamare “Imperfetti pubblico”.
Non prometto contenuti perfetti.
Non prometto strategie rivoluzionarie.
Non prometto di essere il miglior copywriter che tu abbia mai letto.
Prometto solo di esserci. Di provarci. Di condividere quello che so, anche se so che c’è chi sa di più.
Perché ho capito una cosa: la paura si combatte con l’azione, non con la preparazione .
Non sarò mai “abbastanza pronto”.
Non sarò mai “abbastanza bravo”.
Non avrò mai “il momento giusto”.
Ma posso essere autentico.
Posso essere utile.
Posso essere presente.
E forse, solo forse, la mia storia di paura e paralisi può aiutare qualcun altro a premere quel fo**** pulsante “Pubblica”.
Una domanda per te
Se anche tu stai vivendo questa situazione, se anche tu hai competenze che tieni nascoste per paura del giudizio, se anche tu hai smesso di condividere perché “non sei all’altezza”, voglio farti una domanda:
All’altezza di cosa, esattamente?
Di chi? Secondo quale metro? E chi ha deciso questo standard impossibile?
La verità è che l’unico standard che conta è questo: sei onesto? Stai cercando di aiutare? Stai mettendo il meglio che hai in questo momento?
Se sì, allora sei già all’altezza.
Il resto è solo paura che parla con la tua voce.
Questo post è la mia dichiarazione di guerra alla paura.
È imperfetto, vulnerabile, forse anche un po’ ingenuo. Ma è reale.
E oggi, per me, questo basta.
Se ti riconosci in questa storia, se anche tu stai lottando con la paura di non essere abbastanza, lascia un commento. O scrivimi. O semplicemente sappi che non sei solo.
Siamo in tanti a combattere questa battaglia.
Forse è ora di iniziare a combatterla insieme, non più in silenzio.

